Questo film di Cinzia Th Torrini, maggiormente conosciuta come regista
televisiva che cinematografica, è senz'altro atipico per i ruoli,
i personaggi e le normali interpretazioni di Massimo Troisi.
Hotel Colonial è stato scarsamente apprezzato dalla critica,
soprattutto perchè poco conosciuto e di conseguenza poco analizzato.
La storia è un po' intricata e molto ambigua-darkeggiante: Marco
(John Savage) deve partire per la Colombia con un drammatico compito, quello
di riconoscere il cadavere del fratello Luca. Non convinto della sua scomparsa,
Marco si mette alla ricerca del fratello pensando che si nasconda da qualche
parte (Luca è infatti un ex-terrorista fuggito all'estero). Infine
Marco giungerà all'Hotel Colonial gestito dal signor Carrasco (Robert
Duvall), ritroverà Luca e capirà che forse sarebbe stato
meglio non averlo mai trovato.
Il ruolo di Massimo Troisi in questo film è piccolo e non particolarmente
memorabile, ma è un elemento di contrasto che enfatizza certi punti
di forza del testo. Massimo interpreta la parte di Werner, un giovane barcaiolo
che vive in solitudine nella speranza di poter ritornare, un giorno, a
Napoli.
La particolarità di Hotel Colonial è riferita al nuovo
concetto di napoletanità proposta da Massimo Troisi .Il concetto
si propone di ribaltare la figura del napoletano, ma in qesto film Troisi-Werner
incarna e teorizza l'attaccamento alla napoletanità più verace
e tradizionale.
Nel contesto il film si presenta lento, con poco ritmo e con una recitazione,
talvolta, improvvisata e sconclusionata.
Ci sono delle bellissime scene d'esterni, poichè è girato
molto in ambienti naturali e poco in set d'interno.
Un appunto negativo: ci sono troppe scene cruente che esplodono all'improvviso,
come la scena del combattimento tra i galli che forse poteva essere veramente
evitata.
Hotel Colonial è un film che va capito ed indagato a prescindere
dall'intervento di Troisi.
Ci sono iquadrature in primissimo piano (quasi dettaglio) piuttosto
angoscianti, come la ricorrenza di inquadratura di un ventilatore, che
può simboleggiare tanto la libertà quanto l'oppressione.
Tutto il film è giocato in toni piuttosto scuri, sia nelle ambientazioni
interne che in quelle esterne.
Non possiamo dire che Hotel Colonial sia un "brutto "film", fatto male
o senza criterio, ma sicuramente è strano ed intrigante, a tratti
addirittura inquietante.
Un elemento particolare del film è il dialetto.
Non è certo una novità il fatto che Troisi parli in dialetto,
però, contrariamente agli altri film in cui l'ambito dialettale
è esteso a tutti i personaggi, in Hotel Colonial il dialetto di
Troisi è fortemente contrastante con l'italiano degli altri attori.
C'è quasi una demarcazione tra Werner e tutto il resto del film,
data soprattutto dall'utilizzo diverso dei moduli recitativi.
Werner è un personaggio a sè stante, ma al tempo stesso
completa la "partitura" del film. E' un barcaiolo triste, un po' scontroso,
ma in fondo buono ed autentico, il cui riferimento al carattere dei napoletani
non è assolutamente casuale e che si inserisce in contrasto ed a
completamento di un qualcosa di diverso da lui.
Il tema del film è scottante: è quello della Colombia
immersa in rapporti di traffico d'armi e droga con altri Paesi, tra cui
l'Europa. Il film non è collocabile tra gli altri film interpretati
da Massimo Troisi, soprattutto per questo senso di instabilità funambolica,
di film vagante entro spazi territoriali non delimitati da confini geografici
(Colombia, ma anche Brasile e Sudamerica), da casting (attori americani
ed italiani) e da personaggi.
Il nome del personaggio di Troisi, Werner, suona come un paradosso,
nasconde quasi dei segreti ed è particolare come scelta, visto che
si tratta di un nome tedesco per un napoletano d.o.c.
Werner riesce a sopravvivere in Colombia solo grazie al pensiero, perennemente
insoddisfatto, di poter un giorno tornare nella sua Napoli.
Il mare, il sole ed il caldo del Sudamerica non sono quelli familiari
di Napoli e Werner questo lo sa, perciò diventa intrattabile e scontroso.
Ancora una volta Troisi e il corpo. In Hotel Colonial ritorna questo
tema, ma questa volta è visto in maniera diversa: non più,
infatti, come troppo presente, ma come corpo "fantasma", che è suo
ma è come se non gli appartenesse. Quello di Werner è un
corpo estemporaneo e solo, agisce come corpo estraneo e contundente al
film, raccorda azioni e movimenti e dribbla domande su cose che non vorrebbe
sentirsi chiedere.
Una delle cose che contribuisce a far andare avanti Werner è
il gioco del calcio, un'utopia che lo lega ad un'idea di vita diversa da
quella attuale.
Troisi, a differenza di Ricomincio da tre dove rifuggiva a tutti i
costi i panni dell'emigrante, in Hotel Colonial li ha voluti indossare,
forse per sentirsi vicino ad una situazione che, tutto sommato, gli è
familiare e, forse, congeniale.
Qui, infatti, Werner è un barcaiolo in canottiera, che parla
sempre in dialetto ed è invadente, soprattutto nei confronti del
protagonista Marco.
Hotel Colonial è in film interessante, più che per il
discorso su Massimo Troisi, da diversi altri punti di vista.
Del film troisi ha detto: <<E' un film che rifarei, fosse anche
solo per il fatto di andare all'estero... Il mio ruolo dopo aver letto
il copione l'ho un po' riscritto e devo dire che questo è proprio
uno di quei film ai quali non rinuncerei mai nella mia carriera, sia per
il Messico, per come sono stato li' due mesi e per la gente che ho conosciuto...
per il risultato finale non sono molto soddisfatto, ma tanto questo non
accade quasi mai...>>.